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UN CONCEPT ALBUM

Fine del 1970: si erano appena sciolti i Beatles, se ne erano andati in sequenza prima Jimi Hendrix e dopo Janis Joplin, due miti; il mondo ribolliva: alla Kent State University in Ohio, durante una protesta, la Guardia Nazionale degli Stati Uniti aveva ucciso 4 studenti (resi immortali dalla ballata Ohio di Neil Young).


Da noi non si erano ancora diradati i fumi della bomba di Piazza Fontana, i viali alberati stavano diventando luoghi di scontro, la contestazione si era propagata, era diventata contagiosa, quella tempesta di giovinezza sembrava voler travolgere tutte le vecchie strutture e i sistemi di pensiero acquisiti.


Su questo sfondo di accadimenti, in novembre esce La Buona Novella, un disco superficialmente ritenuto da molti “fuori contesto”, completamente slegato da quello che stava succedendo.

Si tratta di un Concept Album ossia un disco in cui tutti i brani contribuiscono a sviluppare un’unica storia o un unico tema.


Il tema è Cristo e l’artista che lo pubblica è Fabrizio De André, non credente dichiarato e icona dei giovani che contestano le istituzioni, quindi anche la Chiesa.

Un album improbabile, per certi versi incomprensibile: per la storia, un capolavoro.


Di Gesù a De André interessa l’umano, tutto ciò che non è divino e fa un disco su Cristo in cui Cristo non c’è. Invece c’è il popolo, a lui così caro, fatto di ladri ed artigiani, di sacerdoti e meretrici, di oppressi e di oppressori. Un popolo che riempie di passioni umane la storia di Cristo. E c’è sua madre, anche lei in una dimensione fortemente umana, capace quasi di dissentire col divino ed affermare: «Non fossi stato figlio di Dio t’avrei ancora per figlio mio».


La Buona Novella è un viaggio, il viaggio di una persona libera alla ricerca della libertà…

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«Le persone meno attente,che poi sono sempre la maggioranza di noi, compagni, amici, coetanei, consideravano quel disco come anacronistico [...] Non avevano capito che La Buona Novella [...] era un’allegoria, che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del '68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate [...], che un signore, 1969 anni prima, aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell'autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali.»
                                                                                                                        
Fabrizio De André
                                                                           14 febbraio 1998, Teatro Brancaccio - Roma

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